Ogni mattina, Concetta Ferrario, alza la saracinesca e vede confluire un fiume doppio di luce e di persone dalle vetrine del suo negozio: gli occhi s’incagliano sulle merci esposte, accarezzano i tessuti, valutano le forme, s’entusiasmano per i colori, gli accostamenti di tono e ne è orgogliosa.
Sta lì all’incrocio di due strade che si perdono sulla piazza.
Concetta non fila e non tesse, non disegna abiti, ma dipinge, anzi scrive. Nella boutique si tengono affollati e silenziosi corsi di calligrafia: un tracciare lettere che si misura su carte pregiate, inchiostri, acquerelli, un esercizio di stile della mano sempre più esercitata e sicura. È una ricerca di forme d’arte per una comunicazione diversa e obliqua, contemplativa, e per l’affinamento del gusto visivo e del gesto. Pensando alla vita dei suoi fornitori, dei suoi artigiani e dei suoi allievi, alla loro fatica e al loro azzardo anche oggi Concetta apre bottega.
. (Alessandro Giovanardi)